paola sosio contemporary art
Mario Daniele
Dal 2006, Mario Daniele, inizia le sue ricerche sul tema del paesaggio. Nel 2008,la serie Océan che lo porta a vincere il primo premio al Lucca Photo Fest. Nel 2010, durante il SI Festa Savignano, con il lavoro "Inverno", viene invitato a partecipare alla prima edizione di MIA Photo Fair.Il suo lavoro è rappresentato da diverse gallerie in Italia e all’estero.
Ha partecipato a numerose fiere d’arte e fotografia
Artworks
Ricette
Ricette
VOLTO, ANIMA DEL CORPO
a cura di Irene Finiguerra e Fabrizio Lava
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dal 12 Novembre al 22 Gennaio 2023
Palazzo Ferrero, Biella
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Mario Daniele, Inverno - sguardi, 2013
Stampa Giclée
cm 40 x 120, cm 60 x 140
Ed. 7
Mario Daniele, Inverno - sguardi, 2013
Stampa Giclée
cm 40 x 120, cm 60 x 140
Ed. 7
Mario Daniele, Nei Musei, 2013
Giclée Print
Mario Daniele, Nei Musei, 2013
Giclée Print
Mario Daniele, Quel sentiero per il lago 2013
Giclée print
Ed. 7 + 1 p.a.
Mario Daniele, Quel sentiero per il lago 2013
Giclée print
Ed. 7 + 1 p.a.
Exhibitions
FIERE
MIA Fair, Milano, Marzo 2023
MOSTRE
VIAGGI, ORIZZONTI, FRONTIERE, GENERAZIONI
BIELLA, Marzo – Giugno 2023
Testi
il silenzio di un giorno d’inverno
"Mario Daniele possiede l’inconsueta capacità di fotografare il silenzio.
I suoi paesaggi innevati rispettano geometrie grafiche e poetiche insieme,
raccontano spazi ed emozioni.
Ma soprattutto restituiscono il piacere e la serenità che nascono
dallo spegnersi di ogni rumore."
Giovanna Calvenzi
Metafore del silenzio
Paesaggi innevati avvolti in una luce soffusa, morbida, ovattata, dove le presenze degli alberi e le geometrie dei filari delle viti non si stagliano, ma affiorano e sfumano, compaiono lievi e intense nella nebbia, tra le brume, nel biancore della neve. Immagini sospese in un tempo senza tempo, quasi fiabesche, delicate come un disegno a matita su un foglio bianco con pochi tratti leggeri che non vogliono imporsi, ma suggerire l’incanto della terra e del non-svelato.
Immagini quasi evanescenti, evocative e mai puramente descrittive, che si nutrono di quel vuoto e quel silenzio nei quali è possibile far emergere la voce della terra senza dissiparne il segreto, senza tradirne il linguaggio.
Mario Daniele ci offre i suoi paesaggi poetici e affabili, come un dono nato da uno sguardo amorevole e paziente che sa farsi accoglimento e ascolto, che si trasforma in un’esperienza affettiva, mentale ed emotiva, di fronte alla natura.
Un dono capace di allontanare il rumore del mondo e l’ansia del tempo che incalza, per farci di nuovo udire la voce silenziosa della terra, per salvarla dall’oblio in cui sempre più la releghiamo. Simili a metafore del silenzio, le sue immagini ci invitano a un tacere rasserenante, a pensieri fluttuanti simili ai sogni ad occhi aperti, a fantasticherie dolci e profonde. Un invito che pare raccolto e rilanciato dai minuscoli ritratti che, come lievi contrappunti, accompagnano le immagini dei suoi paesaggi innevati. A loro volta evanescenti e leggeri, questi ritratti di volti spesso celati suggeriscono sguardi amorevoli, protesi verso un altrove o verso un’interiorità pensosa e serena.
Come guide gentili, tali immagini di visi nascosti e sguardi sospesi ci invitano a un possibile percorso verso il silenzio quale spazio dell’ascolto di sé e dell’incontro con un paesaggio che non è più inerte davanti a noi, ma ci ri-guarda e ci attraversa.
Testo di Gigliola Foschi, Curatrice
Nei musei
Candore, delicatezza e silenzio. Vastità di spazi indeterminati e lievi, immersi in un tempo
come sospeso… Le immagini di Mario Daniele stupiscono per la capacità di coniugare
la dimensione dell’indefinito e quella della lievità. In ogni sua opera dilaga una luce candida,
un chiarore che non irrompe mai violento ma si trattiene nell’amabile vaghezza dell’indistinto,
dell’indeterminato. Nella serie Océan, le spiagge sono contemplate come dal crinale di un’alta
duna e sul limitare del mare si nota un pullulare di surfisti, resi simili a figurine grazie al punto
di vista sopraelevato, che riduce le proporzioni umane immergendole nell’immensità della
natura. In quella Nei musei non vediamo mai le sale espositive e neppure le opere, ma solo
spazi marginali o di passaggio: pavimenti o pareti dalle linee morbide e imbiancate; scorci
di scale; rientranze fra i basamenti di enormi colonne… Il tutto osservato sempre dall’alto o
da lontano, da un punto di vista che sembra quasi aleggiare a mezz’aria, così da aggiungere
un tocco di amabile irrealtà a questi spazi dove le figure umane paiono muoversi in punta di
piedi e sottovoce. Con le loro fattezze rimpicciolite dalla distanza, queste persone finiscono
così per somigliare agli individui fantastici del wee people, il “popolo minuscolo” del folclore
anglo-irlandese: folletti, gnomi, fatine che abitano gli anfratti dei boschi, gli angoli delle case.
Come se appartenessero al wee people, anche le silenziose figure di Daniele si muovono negli
interstizi: lungo il confine che divide terra e mare, o negli spazi di raccordo fra una sala e l’altra
dei musei. Ci mostrano questi spazi trasformati in luoghi sognanti e piacevoli da vivere.
Le immagini di questo autore fanno dunque capire che anche nell’indeterminato, nell’incerto
o nei cosiddetti “non luoghi”, si può trovare un lato affabile e incantato.
Gigliola Foschi, Curatrice
Ocean
Il lavoro Océan è un progetto compiuto e ben realizzato, visualmente e tecnicamente.
E permettete una piccola trasgressione: spesso i soggetti che gli autori eleggono sono
interessanti e originali, ma non sono poi risolti con consapevole funzione del mezzo
fotografia, dimenticando quei valori estetici che sono essenziali alla comunicazione.
Al contrario Mario Daniele domina la tecnica per realizzare immagini pulite e rigorose,
eppure venate da pathos intenso.
Ha affrontato la ricerca, le coste atlantiche della Francia, con apparente semplicità
disarmante: linee essenziali di sabbia e acqua, a volte punteggiate da minuscole presenze per
ancorare i luoghi dell’umana esistenza, che per nulla annebbiano la purezza del paesaggio.
Un paesaggio, e un insieme di notazioni delicate, che denunciano una grande sapienza di
vedere e selezionare, nel caos degli stimoli visivi, solo quel frammento di universo eloquente
per percepire i muti segni della vita. Poesia e libertà espressiva, colori sobri che contrastano
violentemente con tanta fotografia ‘‘gridata’’ e vuota di rimandi interiori, tanto di moda oggi.
Immagini ‘‘aperte’’ che concedono a noi la felicità di abbandonarci alla fantasia: memorie o
desideri.
Giuliana Scimé
Presidente di Giuria del LUCCAdigitalPHOTO Contest 2008
gennaio 2015